La serie Marilyn di Andy Warhol, creata poco dopo la morte di Marilyn Monroe nel 1962, è una delle sue opere più iconiche e rappresenta la sua esplorazione della fama, della cultura di massa e della superficialità della società dei consumi. Warhol prese una fotografia promozionale dell'attrice dal film Niagara e la riprodusse in una serie di serigrafie. Ogni stampa presentava variazioni di colore, con toni vibranti e saturi che trasformavano il volto della Monroe in una sorta di maschera pop, evidenziando sia la sua immagine pubblica sia la nozione di celebrità come prodotto.
In questo lavoro, Warhol utilizza la ripetizione come tecnica per spersonalizzare Marilyn Monroe, creando una distanza tra la persona e l'icona. Riproducendo la sua immagine in molteplici combinazioni di colori e forme, Warhol suggerisce che la Monroe, nella mente del pubblico, non è più un individuo, ma una figura consumata e riconfigurata dalla cultura pop. La tecnica della serigrafia, che Warhol ha reso popolare, gli ha permesso di replicare l'immagine della Monroe in modo rapido e meccanico, riflettendo come i mass media trasformino l'identità in qualcosa di impersonale e riproducibile.
Marilyn è anche una riflessione sulla mortalità e sul vuoto che si cela dietro la fama. Warhol, scegliendo Marilyn poco dopo la sua scomparsa, tocca il tema della caducità della vita e dell'immortalità delle celebrità nella cultura del consumo. In questo modo, l'opera mette in discussione il vero valore della fama mostrando che, sebbene l'attrice sia morta, la sua immagine continuerà a essere ripetuta e consumata più e più volte.
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